Con il termine intelligenza sociale si intende la capacità di comprendere i bisogni, le motivazioni e i comportamenti degli interlocutori e, di conseguenza, riuscire a relazionarsi con gli stessi in maniera efficiente, costruttiva e socialmente compatibile.
Nell’opera di M. Seligman e C. Peterson “Character Strenghts and Virtues” viene fatta una distinzione tra intelligenza di tipo caldo e intelligenza di tipo freddo. L’intelligenza di cui parliamo noi fa parte della cosiddetta “intelligenza calda”.
Questa prima distinzione consente di comprendere differenti implicazioni.
Secondo Daniel Goleman, l’intelligenza sociale ha origine da diversi meccanismi cerebrali, in cui entrano in gioco i neuroni a specchio, che sono anche alla base dell’empatia. Intelligenza sociale ed empatia risultano, infatti, strettamente connesse.
Si tratta di una competenza complessa che, come possiamo immaginare, comporta delle ricadute importanti in ogni contesto.
James McAlear ha formulato una domanda molto interessante: fra trent’anni noi uomini saremo ancora la cosa più brillante di questo pianeta? Beh, forse quello che ci differenzierà sempre dall’intelligenza artificiale che sta prendendo il sopravvento nei contesti lavorativi è proprio l’intelligenza emotiva e sociale.
Secondo il modello elaborato dagli studiosi di Magdeburgo, l’intelligenza sociale comprende diverse componenti. Tra le più importanti ritroviamo: la percezione sociale, la comprensione sociale e la memoria sociale. Ecco perché tra noi e le macchine ci sarà sempre una differenza incomparabile.
Per lavorare bene in un team, ad esempio, comprensione e sostegno reciproco risultano fondamentali e tutto ciò non può sussistere senza una piccola dose di intelligenza sociale. Pensare ad un team senza intelligenza sociale è come immaginare un dolce senza lo zucchero, pensi che potrebbe funzionare? L’intelligenza sociale è l’ingrediente magico anche nel rapporto tra capo e dipendente, azienda e cliente.. è praticamente ovunque!
Coloro i quali riescono a sfruttarla al massimo è molto più probabile che possano diventare buoni leader. Perché? Perché il buon leader riesce a comprendere i bisogni dei membri del gruppo, le loro aspettative, è consapevole delle proprie emozioni, è in grado di comprendere quelle altrui e riesce a gestirle. Tutto ciò, come possiamo ben immaginare, dipende dall’intelligenza sociale!
D. Goleman, in “Talks at Google” (2007), ha affermato che il famoso quoziente intellettivo non è sufficiente a rendere una persona di successo, poiché l’individuo ogni giorno è in stretto contatto con altre persone con le quali instaura delle relazioni sociali che implicano delle abilità come, appunto, l’intelligenza sociale.
SFIDA SETTIMANALE
La sfida della settimana sarà quella di provare a potenziare la propria intelligenza sociale. Diversi e autorevoli studi indicano che questa capacità possiede una base genetica, ma la si può provare a sviluppare attraverso comportamenti appropriati.
Proviamo ad imparare a connetterci di più con gli altri.
Esercitati ad ascoltare attivamente l'altro, ciò ti aiuterà a comprenderne i bisogni e a comunicare efficamente.
Fai uso dell'assertività e dell'empatia in ogni scambio che intrattieni con gli altri, così facendo vedrai un mondo con colori differenti rispetto a quelli abituali.
The BIG Why? – Perché ti abbiamo chiesto di affrontare questa sfida?
Perché siamo certi che potrai godere dei tanti vantaggi sottesi a questa capacità.
“Abbiamo due menti, una che pensa, l’altra che sente. Queste due modalità della conoscenza, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la nostra vita mentale”.
Daniel Goleman
Buon lavoro!